
Gli elevati livelli di colesterolo nel sangue (ovvero l’ipercolesterolemia) sono causati da stili di vita poco sani, fattori genetici, sedentarietà, dieta troppo ricca di grassi saturi e zuccheri e anche dallo stress.
Proprio così: lo stress cronico e la propensione a subirlo contribuiscono a peggiorare il quadro lipidico, aumentando di conseguenza il rischio di infarto, ictus, aterosclerosi e patologie cardiovascolari.
Un gruppo di ricercatori dell’University College di Londra ha preso in esame un campione di individui sani sottoponendoli a prove stressanti e registrando la loro capacità di reagire alla tensione. I soggetti sono stati analizzati nuovamente dopo tre anni: chi si era mostrato meno in grado di reagire allo stress, aveva il triplo delle probabilità di soffrire di ipercolesterolemia rispetto a chi possedeva strategie efficaci per far fronte alle situazioni stressanti.
Ipercolesterolemia: ecco chi è più a rischio
Già nel secolo scorso sono stati condotti studi sui rapporti tra carattere, tolleranza allo stress
e predisposizione ad alcune malattie. I cardiologi Friedman e Rosenhan definirono due categorie
di personalità, tipo A e tipo B, e affermarono che gli appartenenti al tipo A fossero quelli
più esposti allo stress e che a causa di questo sono predisposti ad avere livelli di colesterolo
più elevati e a soffrire di malattie cardiovascolari.
Le caratteristiche del tipo A sono:
- Competitività spinta in tutti gli aspetti della vita.
- Aggressività (spesso repressa) presente costantemente.
- Impazienza, insofferenza per i ritmi di vita diversi dai propri.
- Ipervigilanza, difficoltà a rilassarsi.
- Necessità di avere il controllo delle situazioni.
- Poca attività fisica, unita a consumo di alcol e fumo.
- Pochi interessi alternativi al lavoro.
- Tendenza ad alimentarsi in modo irregolare ed eccessivo.
(Fonte: Riza Relax, numero 11, Maggio/Giugno 2021)